31/10/2024
È onere di tutte le persone che contribuiscono al funzionamento del sistema giustizia, dare effettivo contrasto ad una campagna politica e mediatico di dileggio dell'attività giurisdizionale
DIRITTO EUROPEO, GIUDICI E VIOLENZA MEDIATICA.
Quando un giudice deve applicare una legge italiana in evidente contrasto con una normativa europea, deve disapplicare la norma nazionale.
Questo non è un atto di rivoluzione o di ‘ribellione politica’: accade da decenni nel nostro ordinamento in forza della c.d. “supremazia” del diritto europeo affermata a più riprese dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea nonché dalla nostra Corte Costituzionale.
È previsto, tuttavia, che il giudice nazionale, prima di procedere con la disapplicazione della legge italiana, interroghi in via preventiva la stessa Corte di Giustizia chiedendole la corretta interpretazione delle norme europee.
È quanto ha fatto tre giorni fa il Tribunale di Bologna con l’ordinanza di ‘rinvio pregiudiziale’ pronunciata dal collegio presieduto dal giudice dott. Marco Gattuso e relativa alla posizione che il Governo italiano, con il decreto legge del 23 ottobre 2024, ha assunto in tema di immigrazione, individuando i “Paesi di origine sicura” al fine dei ‘respingimenti’ dei migranti.
I magistrati di Bologna hanno chiesto alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di verificare la sussistenza di un contrasto tra quel decreto e la giurisprudenza consolidata della stessa Corte di Giustizia, con riguardo ai parametri in forza dei quali un Paese terzo possa dirsi “Paese di origine sicura” e rispetto al potere affidato al giudice di ogni Stato di disapplicare l’atto legislativo interno che designi i cosiddetti “Paesi sicuri” in violazione del diritto europeo.
Se questo è il punto giuridico di una questione analoga a tante altre che vengono sollevate quotidianamente nelle nostre aule giudiziarie, è assai preoccupante l’attacco subito quotidianamente dalla Magistratura.
È accaduto qualche giorno fa alla giudice Silvia Albano del Tribunale di Roma e oggi accade di nuovo al giudice Gattuso finire sulla prima pagina di alcuni giornali, che esprimono il proprio sostegno al Governo, e trovarsi di fronte a una vera e propria profilazione anche fotografica, compiuta persino nella loro più intima vita personale e familiare.
Attacchi come questo, che non risparmiano nemmeno le indicazioni del Quirinale in tema di accoglienza di migranti e che ricordano tristemente la violenza subita nell’epoca berlusconiana dal ‘Giudice con i calzini celesti’, delegittimano la Magistratura tutta e minano pericolosamente la fiducia nelle Istituzioni, già assai compromessa nell’epoca attuale.
Alla dott.ssa Albano, al dott. Gattuso e alla magistratura tutta esprimiamo il nostro pieno sostegno, preoccupandoci molto dinanzi alle gravissime dichiarazioni della Presidente del Consiglio, che è arrivata a parlare di “menefreghismo della volontà popolare” da parte dei giudici.
Auspichiamo, infatti, che in uno Stato di diritto i giudici seguano sempre e solo la legge, com’è successo a Roma e a Bologna, e non i sondaggi e la volontà della maggioranza.
Il nostro è un Paese in cui, secondo l’articolo 1 della Costituzione, la sovranità appartiene al popolo che, tuttavia, è tenuto a esercitarla nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Uno di questi invalicabili limiti è la separazione dei poteri.