22/04/2024
Il Superbonus, il buco nei conti pubblici ed Eurostat. Un problema creato ad arte
Dal Governo Draghi in avanti si sragiona a reti unificate in merito al “buco nei conti pubblici” che sarebbe stato prodotto dal Superbonus.
Una prima risposta da dare è che sono stati emessi 220 miliardi di crediti fiscali, a fronte dei quali è stata però conseguita una crescita di Pil e di gettito fiscale (entrate per lo Stato).
Parlare di “220 miliardi di buco” tiene conto di un elemento (i crediti emessi) ignorando l’altro (la crescita di gettito).
In realtà la malafede dell’affermazione è ancora più basilare.
Buona parte di questi 220 miliardi sono stati utilizzati dai cittadini, imprese edili, fornitori di materiale per le lavorazioni (materiale edile, fotovoltaico, pompe di calore ecc.) lavoratori per pagare le tasse (Iva, Inps, Irpef) e buona parte è rientrata nelle casse dello Stato.
Si può parlare di buco nei conti pubblici?
La risposta è semplice, No.
Il Superbonus 110% era, forse intenzionalmente per chi l'ha fatto partire, esattamente questo: innescare il lavoro basandosi su una piattaforma di moneta fiscale, senza muovere in nulla il debito dello Stato, calcolato solo in termini di liquidità monetaria:
► 𝘓𝘰 𝘚𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘵𝘢𝘯𝘻𝘪𝘢 𝘕𝘜𝘓𝘓𝘈.
► 𝘓𝘢 𝘧𝘢𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢 𝘰 𝘪𝘭 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘰𝘮𝘪𝘯𝘪𝘰 𝘧𝘢 𝘦𝘴𝘦𝘨𝘶𝘪𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘪.
► 𝘊𝘩𝘪 𝘧𝘢 𝘪 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘪 𝘦𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦 𝘭𝘢 𝘯𝘰𝘳𝘮𝘢𝘭𝘦 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘦 𝘪𝘯𝘯𝘦𝘴𝘤𝘢 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘤𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘷𝘪𝘳𝘵𝘶𝘰𝘴𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘰 𝘚𝘵𝘢𝘵𝘰 (𝘐𝘝𝘈, 𝘪𝘮𝘱𝘰𝘴𝘵𝘦, 𝘤𝘳𝘦𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘱𝘰𝘴𝘵𝘪 𝘥𝘪 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘰).
► 𝘐𝘯 𝘱𝘢𝘨𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘭’𝘪𝘮𝘱𝘳𝘦𝘴𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘳𝘪𝘤𝘦𝘷𝘦 𝘋𝘌𝘕𝘈𝘙𝘖, 𝘮𝘢 𝘔𝘖𝘕𝘌𝘛𝘈.
► 𝘌̀' 𝘶𝘯𝘢 𝘮𝘰𝘯𝘦𝘵𝘢 𝘧𝘪𝘴𝘤𝘢𝘭𝘦, 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘵𝘰𝘤𝘤𝘢 𝘪𝘭 𝘥𝘦𝘣𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘚𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘭’𝘪𝘮𝘱𝘳𝘦𝘴𝘢 𝘱𝘰𝘵𝘳𝘢̀ 𝘶𝘵𝘪𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢𝘳𝘦 𝘢 𝘤𝘢𝘭𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘪𝘮𝘱𝘰𝘴𝘵𝘦 𝘢 𝘴𝘶𝘰 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰, 𝘮𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘰𝘵𝘳𝘢̀ 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘊𝘌𝘋𝘌𝘙𝘌 𝘢𝘥 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪.
► 𝘗𝘰𝘵𝘳𝘢̀ 𝘤𝘦𝘥𝘦𝘳𝘭𝘢 𝘢 𝘶𝘯𝘢 𝘣𝘢𝘯𝘤𝘢, 𝘰𝘵𝘵𝘦𝘯𝘦𝘯𝘥𝘰𝘯𝘦 𝘋𝘌𝘕𝘈𝘙𝘖. 𝘔𝘢 𝘱𝘰𝘵𝘳𝘢̀ 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘳𝘭𝘢 𝘢𝘥 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪 𝘪𝘯 𝘱𝘢𝘨𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪, 𝘶𝘴𝘢𝘯𝘥𝘰𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘔𝘖𝘕𝘌𝘛𝘈 𝘴𝘶 𝘶𝘯’𝘢𝘱𝘱𝘰𝘴𝘪𝘵𝘢 𝘱𝘪𝘢𝘵𝘵𝘢𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢.
Con l’introduzione della moneta fiscale, l’Italia si è riappropriata della possibilità di emettere moneta.
La maniera più ovvia e semplice sarebbe quella di emettere un pari importo di moneta fiscale rientrata, moneta che non è debito pubblico (come riconosciuto dalla stessa Eurostat).
A questo punto ci chiediamo dov’è il problema?
Il problema si crea perché il nostro Ministro delle Finanze Giorgetti e prima di lui Draghi, senza una spiegazione accettabile, sragionano che la moneta fiscale è br**ta e cattiva e quindi non se ne emetterà altra.
L’Italia e chi ci rappresenta decide l’emissione dei titoli di Stato che sono in euro, moneta che l’Italia non emette.
Con l’emissione e il collocamento dei titoli di Stato abbiamo l’incremento del debito pubblico e come conseguenza il suo aggravamento.
La soluzione è semplice, si potrebbe continuare ad emettere moneta fiscale via via che viene utilizzata e non emettere titoli di Stato, ma Giorgetti e chi ci governa non lo vuole fare.