18/08/2024
Buona lettura e buon fine settimana!
Da ‘’Avvocati per soli uomini. O quasi’’.
‘’L’avvocato Sini si svegliò quella mattina con una sensazione di lieve inquietudine, come se qualcosa di insolito l’aspettasse in ufficio. Abituato a casi di separazioni e divorzi, dove le emozioni e le tensioni familiari erano all’ordine del giorno, non si aspettava certo di affrontare un caso diverso dai soliti. Ma la vita, come spesso accade, è piena di sorprese.
Alle dieci in punto, l’avvocato era alla sua scrivania, con l’aria fresca del condizionatore che attenuava il caldo soffocante di fine estate. La sua assistente annunciò l’arrivo di una famiglia. La cosa non destava sorpresa; spesso marito e moglie si presentavano insieme per cercare di gestire una separazione in maniera civile. L’avvocato fece un cenno con la testa e chiuse il fascicolo che stava esaminando.
Quando la porta si aprì, però, Sini si trovò davanti non solo due adulti, ma anche un ragazzo di circa quattordici anni, con i capelli scompigliati e uno sguardo pieno di insicurezze. La coppia di coniugi sembrava tesa, ma non ostile; l’aria che li circondava era più di preoccupazione che di rabbia.
«Buongiorno, avvocato Sini», disse la donna, tendendo la mano con un sorriso teso. Dopo le
presentazioni di rito, in cui emergeva che la donna, Luisa, era notaio e il marito, Andrea, ingegnere, si presentò Matteo, il figlio.
Luisa guardò il marito, che a sua volta lanciò uno sguardo al figlio. La tensione nella stanza era palpabile.
«Il problema, avvocato», iniziò Andrea, «è che non riusciamo a trovare un accordo su quale scuola superiore Matteo dovrebbe frequentare il prossimo anno. Siamo venuti da lei per un consiglio legale su come procedere, dato che nessuno di noi sembra disposto a cedere».
Sini rimase in silenzio per un momento, riflettendo sulla stranezza della situazione. Non si trattava di una separazione o di un divorzio, ma di una decisione che avrebbe potuto influenzare il futuro di un adolescente.
«Capisco», disse infine. «Perché non mi spiegate meglio quali sono le vostre rispettive posizioni?»
Luisa fu la prima a parlare. Il suo tono era fermo, ma non privo di affetto per il figlio. «Matteo è un ragazzo intelligente e capace. Credo fermamente che il liceo classico sia la scelta migliore per lui. Gli darebbe una formazione solida, una base culturale ampia che gli aprirebbe molte porte in futuro, qualunque strada decida di intraprendere. Sono convinta che un giorno potrebbe diventare un grande avvocato, o addirittura un notaio, seguendo le mie orme».
Andrea sospirò, guardando Sini con un’espressione di leggero disagio. «Io, invece, penso che il liceo scientifico sia più adatto a lui. La formazione scientifica è cruciale nel mondo moderno, e Matteo ha sempre mostrato interesse per la matematica e la fisica. Potrebbe seguire la mia strada, diventare ingegnere o comunque avere una preparazione che gli permetta di affrontare le sfide di un mondo sempre più tecnologico».
L’avvocato si voltò verso Matteo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, quasi nascosto dietro i suoi genitori. «E tu, Matteo? Cosa ne pensi?»
Il ragazzo esitò, ma poi, con uno sguardo determinato, si fece avanti. «Io… vorrei andare al liceo artistico. Amo disegnare, dipingere. L’arte è la mia passione, e credo che se non la seguo ora, non avrò mai più l’opportunità di farlo. Non voglio essere un avvocato o un ingegnere. Voglio fare qualcosa che mi renda felice».
Sini annuì lentamente, percependo l’intensità delle emozioni di ognuno. Questo non era un semplice disaccordo su una questione logistica; era un conflitto tra sogni, aspettative e visioni diverse del futuro. Lei era abituata a mediare tra persone che cercavano di ricostruire le proprie vite separate, ma qui si trattava di mantenere unita una famiglia pur rispettando le aspirazioni individuali.
«Mi sembra chiaro che ognuno di voi ha delle motivazioni forti e legittime», disse l’avvocato, posando lo sguardo su ciascuno di loro. «Ma capisco anche che trovare un compromesso potrebbe essere difficile. Vorrei provare a mediare tra di voi, se me lo permettete, per vedere se riusciamo a trovare una soluzione che soddisfi tutti».
Luisa e Andrea si scambiarono un’occhiata incerta, mentre Matteo sembrava sperare in una possibilità di far valere la propria voce.
Sini iniziò esaminando le ragioni di ciascuno, cercando di trovare un terreno comune. Propose, ad esempio, di considerare una scuola che offrisse sia un indirizzo scientifico che artistico, o di far seguire a Matteo corsi artistici extra-curriculari nel tempo libero. Tuttavia, ogni tentativo di mediazione si scontrava con la determinazione dei genitori a far valere la propria opinione. Per Luisa, l’importanza del liceo classico era non negoziabile; per Andrea, l’idea di una formazione scientifica era altrettanto irrinunciabile. E Matteo, pur rispettando i genitori, non voleva rinunciare al proprio sogno.
Dopo un’ora di discussioni che sembravano portare solo a un vicolo cieco, Sini capì che la mediazione non sarebbe stata possibile.
«Forse», disse infine con un sospiro, «l’unica soluzione è affidare la decisione a un giudice. Il giudice prenderà una decisione nell’interesse di Matteo, tenendo conto di tutte le vostre preoccupazioni e desideri».
Luisa e Andrea annuirono, pur con una certa riluttanza. Matteo, da parte sua, sembrava sollevato all’idea che qualcuno al di fuori della famiglia potesse ascoltarlo e decidere con equità.
Qualche settimana dopo, la famiglia si ritrovò in tribunale. Il giudice ascoltò attentamente le argomentazioni di ciascuno, ponendo particolare attenzione alle parole di Matteo. Dopo una breve pausa, il giudice emise la sua sentenza: Matteo avrebbe frequentato il liceo artistico, come desiderava. La decisione fu presa nell’interesse del minore, tenendo conto della sua età, delle sue inclinazioni personali e del fatto che era giusto dare al ragazzo la possibilità di seguire la propria passione.
Per quanto inizialmente contrariati, Luisa e Andrea accettarono la decisione, riconoscendo che la felicità e il benessere del figlio erano più importanti delle loro aspettative.
All’uscita dal tribunale, Matteo guardò i suoi genitori con gratitudine. «Grazie per avermi ascoltato», disse semplicemente.
Luisa gli sorrise con affetto, mentre Andrea gli diede una pacca sulla spalla. «Siamo fieri di te, Matteo. E siamo qui per sostenerti in ogni tua scelta».
Sini osservò la famiglia allontanarsi, con la sensazione che, nonostante le difficoltà, erano riusciti a trovare un equilibrio. Non era stato facile, ma come spesso accade, alla fine l’amore per il figlio aveva prevalso su tutto.
Con un leggero sorriso, l’avvocato Sini tornò nel suo studio, pronta a prendere in mano il prossimo caso, sapendo che ogni giorno, in un modo o nell’altro, la sua professione le permetteva di fare la differenza nelle vite delle persone’’.