Giuseppina Papini

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Giuseppina Papini Avvocato iscritto all'Ordine di Siena. Esperto in diritto degli appalti pubblici. Ma non solo. Siena-Roma

Rileggendo Marco Biagi.Grata al Prof. Michele Tiraboschi per questa opportunità al CNEL, per commemorare il Prof. Marco ...
19/03/2024

Rileggendo Marco Biagi.
Grata al Prof. Michele Tiraboschi per questa opportunità al CNEL, per commemorare il Prof. Marco Biagi.
Università e orientamento al lavoro verso la piena occupabilità?
(DIritto delle Relazioni Industriali, 2002, pp. 343-356)

In bio link del video del Convegno tenutosi il 14 marzo al CNEL.

Grata per questa preziosa opportunità.Rileggere le intense pagine del Prof. Marco Biagi, come occasione per discutere co...
28/02/2024

Grata per questa preziosa opportunità.
Rileggere le intense pagine del Prof. Marco Biagi, come occasione per discutere con il Prof. Michele Tiraboschi dello stato attuale del placement universitario italiano.

Chi vorrà potrà seguire la diretta via streaming o al CNEL!

Per registrarsi:
https://www.bollettinoadapt.it/eventi-3/

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Conferenza stampa del 21 dicembre 2022: Covid a Grosseto: effetti socioeconomici e demografici sulla rete territoriale, ...
22/12/2022

Conferenza stampa del 21 dicembre 2022: Covid a Grosseto: effetti socioeconomici e demografici sulla rete territoriale, con particolare riguardo al settore del turismo”

Dal mese di novembre 2022 l’Università degli Studi di Siena- Dipartimento Scienze Politiche e Internazionali e Dipartimento di Giurisprudenza- si è fatta promotrice di una indagine sulla presenza turistica nel Comune di Grosseto, per cercare di cogliere una esigenza di conoscenza sentita dagli Amministratori locali.

Lo scopo del lavoro che porterò avanti nei prossimi mesi è quello di far conoscere non solo il tipo di turismo che anima il Comune di Grosseto, ma come lo stesso Comune, in collaborazione con altri centri decisionali pubblici, ha affrontato la pandemia da Covid-19, al fine di portare avanti una riflessione sulla politica turistica locale.

La ricerca si svolge in tandem con il Comune di Grosseto e il Polo Universitario Grossetano.

Stay tuned!

https://youtu.be/dIfD2xabQxgConferenza Stampa di ieri 21.12.2022 di presentazione del progetto di ricerca dal titolo "Co...
22/12/2022

https://youtu.be/dIfD2xabQxg

Conferenza Stampa di ieri 21.12.2022 di presentazione del progetto di ricerca dal titolo "Covid a Grosseto: effetti socioeconomici e demografici sulla rete territoriale, con particolare riguardo al settore del turismo" che sto seguendo per il Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Siena.

Il servizio di Toscana TV nel link.

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Oggi all’università in commissione d’esame e poi al Circolo giuridico.È arrivato il cartaceo della pubblicazione che ho ...
14/09/2022

Oggi all’università in commissione d’esame e poi al Circolo giuridico.
È arrivato il cartaceo della pubblicazione che ho scritto per la rivista “Diritto Agroalimentare” edito dalla casa editrice !
Se volete leggere il mio pezzo “Le frodi in agricoltura” potete trovare la versione in formato elettronico sul mio profilo LinkedIn!
Grazie Prof.sa!

La Politica Agricola Comune viene finanziata principalmente dal Fondo Europeo Agricolo di Garanzia e il Fondo Europeo per lo Sviluppo Rurale, le cui misure a livello nazionale, vengono implementate dall’AGEA, che svolge al contempo un ruolo di organismo di coordinamento e di organismo pagatore.

In quest’ultimo caso per concedere i diritti di aiuto a valere sui fondi europei, riceve le domande dai Centri di Assistenza Agricola, per conto degli imprenditori agricoli interessati. In questo contesto si registrano diversi casi di danno erariale, anche nel settore della Pesca, la cui giurisdizione appartiene alla Corte dei conti.

Il flusso di denaro derivante dalla gestione del PNRR e della nuova PAC impongono un sistema di allerta e di cooperazione ancora più efficace, tra Corte dei conti, forze di polizia nazionali e l’OLAF, da implementarsi in uno scenario multi-livello.

Parole chiave: Politica Agricola Comune, FEAGA, FEASR, FEAMP, PNRR, responsabilità erariale, Corte dei conti.

La forza di essere migliori.Grazie all’Autore per queste preziose parole sulla   .Peraltro ho scoperto cosa lega la gius...
28/06/2022

La forza di essere migliori.
Grazie all’Autore per queste preziose parole sulla .

Peraltro ho scoperto cosa lega la giustizia allo yoga: hanno la stessa radice indoeuropea!

Secondo Vito Mancuso:
“Per quanto concerne l'etimologia, infine, il termine greco dikaiosyne deriva da díke, che significa «giustizia» ma anche «azione giudiziaria», nel senso di processo, giudizio ed eventuale castigo. Come nome proprio, D**e indica la figlia di Zeus e di Temi, la dea della giustizia. Il termine latino iu-stitia deriva da ius con l'aggiunta del suffisso usato solitamente per sostantivare gli aggettivi come nel caso di stultitia o di tristitia, quindi in latino dire giustizia e dire diritto è pressoché la medesima cosa.
Ius a sua volta viene ricondotto alla radice indoeuropea IU che esprime l’azione del legare, la medesima da cui deriverebbe yoga.”

Grazie per aver svelato il punto in comune!! 💚🙏🏻💚

Terminata questa preziosa esperienza di formazione, questa volta non all’Università, ma per la Regione Lazio. Come docen...
27/06/2022

Terminata questa preziosa esperienza di formazione, questa volta non all’Università, ma per la Regione Lazio.
Come docente-relatore mi sono confrontata con numerosi funzionari e dirigenti della per le tematiche inerenti alla responsabilità amministrativo-contabile dei pubblici dipendenti, e riguardanti gli strumenti di governo del territorio.
Grazie a tutti coloro che hanno reso possibile questo progetto, in particolare a tutto lo staff di , esempio virtuoso di pubblica amministrazione.

20/04/2022

NON ERANO ILLUSIONI
Di Sabino Cassese su Corriere della sera del 19.4.2022

Il pendolo oscilla nuovamente verso lo Stato. Il grande sociologo e storico americano Charles Tilly ha scritto che gli Stati fanno le guerre e le guerre fanno gli Stati. Anche il multilateralismo è vittima della guerra in Ucraina.
Le migliaia di organizzazioni internazionali, nonostante i grandi proclami di pace, non sono riuscite ad assicurarla. Il Segretario generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (il cui costo complessivo annuo è stimato intorno a 50 miliardi di dollari) ha scritto sul «Corriere della Sera» del 10 febbraio che «la governance globale sta fallendo nel momento in cui il mondo dovrebbe essere unito per risolvere i problemi globali».
Si riaffacciano tendenze autoritarie e reazioni nazionalistiche, mentre si registra un declino della democrazia, della libertà e dei valori propri dell’Occidente. La rete dei poteri sovranazionali costruita dopo la Seconda guerra mondiale non riesce a tenere sotto controllo gli Stati.
Sul lato dell’economia, si lamenta la fine di tre decadi di globalizzazione. Prima la pandemia, poi la guerra, costringono a modificare le catene di approvvigionamento (le «supply chains»).
La produzione ridiventa nazionale, si ricerca l’autosufficienza, ricompare il protezionismo, le imprese cercano di rilocalizzarsi, riportando a casa quelle attività che erano state delocalizzate in Paesi asiatici o dell’Est Europa («reshoring»). A questo controesodo fa riscontro il nazionalismo economico. È stata una grande illusione che l’interdipendenza economica avrebbe allontanato i conflitti bellici.
Queste conclusioni sono solo parzialmente vere e molte sono frutto di un difetto di ottica.
Innanzitutto, la globalizzazione è un fenomeno molto più complesso: non riguarda soltanto la costituzione di ordini giuridici globali e l’apertura internazionale delle economie. Il filosofo tedesco Jürgen Habermas l’ha così sintetizzato, nel 2006: «Per globalizzazione si intendono i processi cumulativi di espansione mondiale del commercio e della produzione, dei mercati delle merci e finanziari, della moda, dei media e dei programmi per computer, delle reti di notizie e di comunicazione, dei sistemi di trasporto e dei flussi migratori, dei rischi generati da tecnologie usate su larga scala, da danni ambientali ed epidemie, nonché da criminalità organizzata e terrorismo».
La globalizzazione ha registrato, negli ultimi trent’anni, grandi successi, a cui nessuno vuole rinunciare. Due in particolare: ha ridotto le diseguaglianze tra le varie parti del mondo e allungato la durata della vita nei Paesi in via di sviluppo.
Inoltre la globalizzazione, come osservano gli storici, ha cicli. Sta ora cambiando: come ha osservato Sergio Fabbrini, bisogna parlare di ri-globalizzazione, più che di de-globalizzazione. La pandemia ha creato una «comunanza globale» mai vista prima, così come l’approvvigionamento di vaccini è stato oggetto di accordi sovranazionali, che però hanno creato nuove fratture, a danno dalla parte più povera del mondo.
In terzo luogo, le crisi sono fattori di sviluppo delle solidarietà sovranazionali, come aveva osservato nel 1974 l’allora ministro tedesco delle Finanze Helmut Schmidt, dicendo che «l’Europa vive di crisi». Infatti, la crisi finanziaria del primo decennio del nostro secolo ha portato a un rafforzamento del G20; quella del debito all’Unione bancaria europea; quella prodotta dalla pandemia a un rafforzamento della capacità di spesa dell’Unione europea; l’aggressione della Russia all’Ucraina sta rafforzando l’Unione europea e producendo alleanze inedite: gli Stati sembrano fare a gara nella solidarietà verso gli aggrediti.
A dispetto delle previsioni, nonostante pandemia e guerra nel teatro europeo, la quota delle esportazioni sulla produzione nazionale cresce, gli investimenti esteri diretti non finanziari aumentano, le imprese continuano a finanziarsi sui mercati internazionali dei capitali e le migrazioni non sono terminate.
Dunque, quelli che negli anni 40 e negli anni 50 del secolo scorso sognavano un mondo meno dominato dal nazionalismo e più cosmopolitico non si sono illusi. Mi riferisco, ad esempio, ad un autorevole collaboratore del «Corriere della Sera», il germanista e romanziere Giuseppe Antonio Borgese, di cui ricorre quest’anno il settantesimo anniversario della morte e il centoquarantesimo della nascita. Borgese fu autore di un libro, pubblicato nel 1953, un anno dopo la sua morte, intitolato «Fondazioni di una Repubblica mondiale», diretto ad illustrare quel «Disegno preliminare di una costituzione mondiale» a cui lui ed altri grandi intellettuali avevano lavorato.
Il quadro non sarebbe completo se non ricordassi che le due ultime crisi, prodotte dalla pandemia e dalla guerra nel teatro europeo, hanno messo in luce anche la pochezza di alcune dirigenze nazionali e la debolezza di molte istituzioni, a partire dall’Organizzazione delle Nazioni unite e dal suo organo centrale, il Consiglio di sicurezza, per il quale un autorevole economista, Jeffrey Sacks, ha proposto una radicale riforma.
Il presidente della Federazione russa, nel 2015, proprio all’Assemblea delle Nazioni unite, nei giorni in cui si festeggiavano i suoi settant’anni, fece un discorso contro «l’esportazione di rivoluzioni democratiche». Se c’è una cosa che deve preoccuparci per il futuro, è proprio la frattura che divide i Paesi democratici da quelli non democratici. Un vicino democratico è più probabilmente pacifico di quanto lo sia un vicino non democratico. Viceversa, alle autocrazie non fa piacere avere vicini democratici. Il problema oggi non è quanti Paesi sono democratici, ma quanta parte della popolazione mondiale vive in Stati non democratici: la decisione dell’Assemblea delle Nazioni unite che ha condannato l’aggressione russa è stata approvata con 141 voti a favore su 193, 5 contrari e 35 astenuti, ma gli Stati contrari e astenuti comprendono più della metà degli abitanti del mondo.
La globalizzazione ha cicli: attualmente bisogna parlare più di ri-globalizzazione che di de-globalizzazione.

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