04/09/2024
🟠 Dovendo scegliere, è meglio non arretrarsi con le nuove imposte oppure risolvere i vecchi debiti?
La domanda non è così peregrina come potrebbe apparire di primo acchito.
Un consulente saggio, e il semplice buon senso, direbbero che è fondamentale non arretrarsi con il pagamento di imposte, contributi previdenziali, stipendi dei lavoratori e compensi dei fornitori. In caso contrario, si minerebbe la stabilità dell’azienda, a causa dell’esposizione alle azioni di recupero da parte dei creditori, dell’aggravio di sanzioni e interessi di mora, e della perdita di affidabilità nei confronti di tutti coloro che hanno rapporti con l’impresa, compresi banche e lavoratori.
Se si è d'accordo sul fatto che tutto ciò è scontato, potrebbe apparire incredibile come invece, nella realtà dei fatti, sia frequentissimo che le imprese perdano di vista il problema dei debiti, soprattutto fiscali, e si arretrino nel pagamento di imposte e contributi, accumulando talvolta montagne di arretrato.
Magari all’inizio si smettono di pagare gli acconti Ires, Irap e Irpef, rinviando all’anno successivo tali costi, con conseguenti sanzioni.
Poi si ritarda il pagamento di IVA e contributi. Fino a che si finisce per perdere il controllo e il debito tributario diventa strutturale.
Sebbene ciò sia giustificato, dal punto di vista dell’imprenditore, da motivi di emergenza, forza maggiore o sopravvivenza dell’azienda, la verità è che - una volta che si dà il via a tale dinamica – risulta poi difficilissimo riprendersi. Ben presto l’azienda diventa fragile, rischiandosi di rompere alla prima scossa.
Il debito, soprattutto quello tributario, è come le sabbie mobili: all’inizio dà apparentemente spazio di manovra (le cartelle esattoriali ci mettono anche anni prima di essere notificate).
Tuttavia, molto rapidamente, l’accumulo di imposte non versate risucchia l’azienda in una situazione soffocante, fino ad asfissiarla.
🔵 Ma che fare quando ormai si è scivolati sul problema e ci si trova ad affrontare una situazione debitoria divenuta insostenibile? Quando cioè il vecchio debito bussa alla porta con cartelle esattoriali, intimazioni di pagamento, pignoramenti presso terzi, fermi amministrativi e iscrizioni di ipoteca?
È un bel guaio. L’imprenditore sarà tentato di rimandare nuovamente il versamento delle imposte odierne per poter pagare i debiti di ieri. Si arriva al paradosso che molti scelgono di non pagare, ad esempio, l'IVA di oggi per saldare, insieme a sanzioni e interessi, l'IVA di ieri. Sotto ogni punto di vista si tratta di una follia.
Eppure è frequentissimo osservare tutto questo.
Come chiunque comprende, certe dinamiche sono la strada più rapida per fallire, non prima di aver sopportato un inferno di assurdità.
La colpa, a dirla tutta, non è tanto dell'imprenditore, che agisce spesso sotto il giogo di azioni che rischiano di distruggere l'azienda, ma di consulenti che suggeriscono strategia sbagliate quali rateizzazioni, rottamazioni, ricorsi tributari avverso cartelle molto spesso incontestabili, ecc.
Eppure il sistema giuridico conosce delle vie d’uscita dalla palude che si è tentato di descrivere. Esiste, ad esempio, lo strumento della transazione fiscale e previdenziale.
Ciò che, invece, normalmente manca è la preparazione e la volontà di non accontentarsi delle soluzioni apparentemente semplici ma sbagliate.