21/09/2024
💵 Basta non versare € 5.000,00 di Iva o di contributi previdenziali per dichiarare la crisi d’impresa. E per rischiare la Bancarotta ⚠️
Bisognerebbe cominciare a prendere estremamente sul serio le attuali norme sulla crisi d’impresa. Il rischio è, altrimenti, quello di subire – senza averne la preparazione per farlo - gravi conseguenze anche dal punto di vista penale.
Una delle problematiche più insidiose, ad esempio, è quella di cui all’art. 25-novies CCII.
Secondo tale disposizione, a partire da gennaio 2022, è per le imprese sufficiente arretrarsi di soli 5mila euro nel pagamento dell’IVA (o di 5mila euro di contributi previdenziali per le imprese senza dipendenti; di 15mila per quelle con dipendenti) per ricevere da parte di Agenzia delle Entrate e INPS segnalazioni di ritardo nei pagamenti.
Cosa implica tutto ciò?
Implica che, a seguito di tali segnalazioni, l’impresa è da ritenersi “ufficialmente” in crisi.
Pertanto, in tali circostanze, se l’imprenditore non si mette subito in regola (pagando il dovuto) oppure non si attiva per gestire la situazione attraverso uno degli strumenti di risoluzione della crisi, saranno per lui guai piuttosto seri.
L’imprenditore, ad esempio, potrà essere chiamato – in caso di aggravamento, in un momento successivo, della crisi - a rispondere del reato di Bancarotta semplice, ai sensi dell’art. 323 CCII, avendo egli compiuto “operazioni di grave imprudenza per ritardare l'apertura della liquidazione giudiziale” e/o avendo “aggravato il proprio dissesto, astenendosi dal richiedere la dichiarazione di apertura della propria liquidazione giudiziale o con altra grave colpa”.
In tal caso potrà essere punito con la reclusione da 6 mesi a 2 anni.
Non affrontare per tempo i problemi significa, in definitiva, creare una zavorra che impedirà all'impresa di gestire successivamente la situazione di crisi o di insolvenza.
In altre parole, rimandare la "medicina" significa, per molti, condannarsi al fallimento in un futuro potenzialmente molto vicino.
Se è vero quanto finora detto (e quanto detto è solo la punta dell’iceberg), appare piuttosto curiosa l’indifferenza con cui la maggior parte degli imprenditori e dei professionisti si approccia a tali problematiche.
Sembra quasi che tutto sia destinato a rimanere inerte e che ogni errore o negligenza rimarranno comunque impuniti.
Sfortunatamente, troppo spesso non si percepisce come negli ultimi 2 o 3 anni ci sia stata una vera e propria rivoluzione nel mondo delle imprese e nel rapporto di queste con il debito, soprattutto con quello di tipo tributario.
Ancora magari non si percepiscono pienamente gli effetti di tale rivoluzione, ma ciò è solo a causa di alcune vischiosità del sistema giuridico e amministrativo, il quale ha bisogno di tempo per adattarsi alle novità.
Sarebbe però il caso che imprenditori e professionisti si mettessero presto al passo coi tempi, per non rischiare di ve**re travolti quando le novità normative andranno a regime.